Il mio ricordo di don Quadrio. Intervista a don Bergamelli

giovedì 15 novembre 2012
Il mio ricordo di don Quadrio. Intervista a don Bergamelli

(ANS – Torino) - Don Ferdinando Bergamelli, Docente Emerito di Patrologia, ha conosciuto il Venerabile don Giuseppe Quadrio durante il periodo della sua malattia (1960-1963). Colpito da un linfogranuloma maligno e sospeso ogni insegnamento di teologia e altra attività, don Quadrio alternava lunghi periodi di degenza in ospedale a brevi pause di presenza nella comunità dell’Istituto Internazione Don Bosco di via Caboto a Torino. I suoi resti mortali sono stati traslati, sabato scorso 10 novembre, nella chiesa pubblica dell’Istituto dove insegnò per diversi anni.

Quali sono i suoi ricordi di don Quadrio?
L’ho conosciuto quando ero studente di teologia alla Crocetta. Andavo a trovarlo sovente in ospedale per assisterlo, molte volte mi rendevo disponibile per trasfusioni di sangue. Quando rientrava in comunità andavo a trovarlo nella sua camera e quando stava un po’ meglio, si prestava anche al ministero della confessione per me e per altri. Era nata una vera amicizia. Gli confidavo i miei segreti, le mie difficoltà, i miei dubbi e le mie ansietà. Lui, sempre calmo, sereno, e sorridente rispondeva a ogni mia difficoltà e sapeva dire parole brevi che mi lasciavano nella pace e nella serenità. Ricorderò sempre quel senso indefinibile di calma, di contentezza e di sereno abbandono alla Volontà di Dio che provavo quando uscivo dalla sua cameretta.

Quale il significato profondo e il senso che ebbe nella sua vita il motto “Docibilis a Spiritu Sancto”? 
Nella Pentecoste del 1944 si diede questo nome. “Docibilis” ha un significato più vasto e profondo del semplice “docilis”, perché vuole esprimere una disposizione abituale e acquisita, a lasciarsi guidare costantemente dallo Spirito. Per il Venerabile si tratta d’un atteggiamento spirituale, fatto proprio, “a dire sempre di Sì”, come scriveva nel suo diario, alle ispirazioni del Paraclito. Don Quadrio, nel suo diario spirituale, usa un altro sinonimo curioso, un neologismo coniato proprio da lui e che non esiste nel dizionario italiano: “suasibilità”. Esprime propriamente l’interiore disponibilità a lasciarsi persuadere dalle ispirazioni dello Spirito. Esprime, come la “docibilità”, la nostra adesione libera e responsabile. Infatti, è solo il demonio che possiede, mentre lo Spirito di Dio richiede sempre la nostra decisa e convinta collaborazione. 

È stato presente alle esequie del Venerabile e dopo 49 anni alla ricognizione delle sue spoglie. Che cosa l’ha colpita in queste due circostanze?
Sono stato presente al momento della sua morte avvenuta verso le 22.20. Conservo ancora, come prezioso, un piccolo notes, su cui avevo subito scritto: “23 ottobre 1963. É morto don Quadrio! Un sacerdote santo ed eroico! Ho avuto la fortuna di assisterlo due giorni prima che morisse... L’ho visto morire anche! Quale lezione! Un sacrificio cruento: uno sbocco di sangue! Che Egli ora in cielo preghi il Signore perché mi renda un sacerdote simile a Lui, santo, buono e dolcemente comprensivo con tutti, come fu sempre Lui!”. Dopo la sua morte, noi tutti alla Crocetta lo ritenevamo un “santo”.
E ora vengo brevemente alla riesumazione della sua salma, avvenuta nella mattinata dello scorso 17 settembre al cimitero generale di Torino. Ho provato una sensazione tutta particolare, perché mi trovavo esattamente nella stessa posizione di 49 anni prima, quando da lì osservavo, con le lacrime agli occhi, la bara di don Quadrio scendere nel sepolcro e venire rinchiusa nel loculo n. 19. Mai avrei pensato che a distanza di 49 anni, in quello stesso posto, l’avrei rivista di nuovo risalire su e uscire dal sepolcro! Un altro momento di profonda emozione è stato quando, nei sotterranei della Basilica di Maria Ausiliatrice, è stato tolto il coperchio di zinco della bara. Avendo constatato che il loculo era pieno d’infiltrazioni d’acqua, abbiamo pensato che l’umidità aveva ridotto la salma in uno stato pietoso. Invece, appena sollevato il coperchio è apparso subito il volto del Venerabile ancora intatto, bianco, pallido, ancora con un impercettibile sorriso sulle labbra. “É Lui!”, ho sussurrato con voce rotta dalla commozione. Neppure la corruzione, neppure gli anni passati... avevano avuto l’ardire di sfigurare quel volto sempre atteggiato al sorriso! 

Qual è secondo lei il messaggio principale che il Venerabile don Quadrio ci lascia?
Don Quadrio non è stato una santo straordinario, circondato da fatti eccezionali, da visioni mistiche. Egli rifuggiva istintivamente da fenomeni mistici straordinari, come visioni, apparizioni, miracoli... Egli amava piuttosto il quotidiano, il feriale, e lo possiamo definire a buon diritto “straordinario nell’ordinario”, straordinario nel compimento fedele ed esatto dei suoi doveri quotidiani, vivendo pienamente e perfettamente l’attimo presente. Il Venerabile lascia un messaggio attuale anche per i nostri giorni: lo Spirito Santo compie sempre meraviglie di santità quando trova la porta aperta di chi è docile sempre alle sue divine ispirazioni, come lo fu Colui che ha voluto chiamarsi “docibilis a Spiritu Sancto”.

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