Sistema salesiano di comunicazione sociale

sabato 14 maggio 2011
Sistema salesiano di comunicazione sociale

È stato presentato a Roma nella riunione dei Delegati Salesiani di Comunicazione sociale d’Europa la seconda edizione del “Sistema Salesiano di Comunicazione sociale” – Linee orientative per la Congregazione Salesiana edito dal Dicastero delle Comunicazione Sociale.
Riportiamo qui sotto l’introduzione al documento del Consigliere Generale per la Comunicazione Sociale don Filiberto González Plasencia rivolto ai salesiani e ai laici che collaborano nella missione.


Cari confratelli salesiani,
amiche e amici della Comunicazione Sociale,
tutto cambia, solo Dio rimane sempre. Attualmente, nella nuova epoca della comunicazione,
questo è più evidente che mai. Le nuove tecnologie non solo si sono evolute, ma hanno influito notevolmente sulla cultura: il modo di mettersi in relazione con Dio, con gli altri e con la natura, il modo di gerarchizzare i valori, di produrre, distribuire e acquistare beni, il modo di dar senso e riempire la vita. Per questo il Papa Benedetto XVI ha intitolato il suo messaggio per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali del 2009: “Nuove Tecnologie, nuove relazioni”. Egli, poi, nei suoi messaggi, ha cominciato a parlare di un “Nuovo Continente”. Di qui l'urgenza di attualizzare il Sistema Salesiano di Comunicazione Sociale (SSCS), la cui ultima edizione ha visto la luce sei anni or sono con il mio predecessore, adesso Mons. Tarcisio Scaramussa, e con il personale di comunicazione di quel tempo, gran parte del quale continua impegnato in questo settore.

Il lavoro di attualizzazione ci ha richiesto due anni di incontri, riflessione e sintesi con le persone della Congregazione più impegnate nel campo della comunicazione: i membri del Dicastero, i Delegati Ispettoriali e le loro équipe, i direttori di editrici e tipografie, di radio e TV, di Bollettini salesiani e di presenze multimediali, di webmaster e anche della Consulta Mondiale per la comunicazione Sociale. La qualità della riflessione, la varietà della partecipazione e la rappresentatività delle Regioni è fuori dubbio. A tutti un grazie per il grande senso di appartenenza alla Congregazione e per la corresponsabilità manifestata a favore di questo settore che, in sinergia con gli altri, porta avanti la missione salesiana. A tutti congratulazioni, perché il documento riflette la loro vita, le loro convinzioni, la loro preparazione, la loro esperienza: è quindi opera di tutti e ci appartiene.

Il nome è stato conservato, come anche i concetti fondamentali, anche se la struttura è cambiata rispetto alla prima edizione. Ecco perché parliamo di attualizzazione, non di rivoluzione! Ciò malgrado ci sono alcune tematiche trasversali a tutto il documento che, oltre ad attualizzarlo, gli immettono novità e cercano di promuovere una nuova mentalità nella Congregazione: una prospettiva che dà impulso alla sinergia dei settori della Congregazione incentrati nella missione comune, la priorità della formazione dei salesiani, dei collaboratori e dei giovani alla comunicazione, una consistente partecipazione di laici e laiche in un campo che è loro naturale, una presentazione di principi e criteri necessari per l'unità che richiedono una adeguata e possibile applicazione locale e, finalmente, una visione e applicazione del SSCS come ecosistema.

Il primo elemento significativo e trasversale è quello manifestato dalla ricca partecipazione di rappresentanti dei settori della Formazione, della Pastorale Giovanile e delle Missioni nella Consulta Mondiale che hanno elaborato il documento finale. Questo risponde a quanto chiede il CG26 al nº 117: «considerata la complessità della missione salesiana; visto il bisogno di maggiore coordinamento tra i Dicasteri per la Pastorale Giovanile, la Comunicazione Sociale e le Missioni, in particolare nell'animazione dei settori di attività condivisi; chiede che il Rettor Maggiore con il suo Consiglio promuova équipe di animazione interdicasteriale per questi settori e ne affidi il coordinamento ad un Consigliere o l'altro, salvaguardando in ogni caso la unicità e la organicità della pastorale salesiana».

L'unità e il coordinamento dei settori a favore della Missione è un'esigenza carismatica che, lontano dall'impoverire settori, arricchisce e aumenta la loro identità, poiché si parte dalla stessa fonte e si cammina nella medesima direzione. Questo richiede anche una nuova mentalità, un nuovo modo di vivere, di organizzarsi e di formarsi in comunione con altri, in vista dell'adempimento della missione comune.

In secondo luogo il SSCS è permeato da una convinzione: la formazione dei salesiani, dei collaboratori e dei giovani alla comunicazione è prioritaria. Le nuove vocazioni di consacrati e le generazioni di adolescenti e di giovani a cui siamo inviati vivono ed appartengono a una nuova era e a un nuovo continente. Noi stessi e i nostri collaboratori, ci piaccia o no, viviamo al suo interno comprendendone e usandone, bene o male, tecnologie e linguaggi. Una formazione che non conosca o che non valorizzi a sufficienza qualcosa che è ovvio, corre il pericolo di non avere nuove vocazioni, di non inculturare il Vangelo e di non capirsi con i destinatari. Certamente la formazione alla comunicazione va molto più in là del dettare norme per gli usi della tecnologia e della rete, va molto più in là dell'offrire temi e laboratori casuali per una percezione critica. Si tratta di una dimensione trasversale che include sia formatori che formandi, sia educatori che educandi. Per questi ultimi è indispensabile l'educazione alla libertà responsabile. Per i consacrati, inoltre, la formazione all'autenticità di vita che include l'amore alla propria vocazione, alla missione e ai destinatari ai quali siamo inviati. Per questo posso assicurare che ci troviamo davanti alla più bella e sfidante opportunità di evangelizzazione-educazione, quella del continente più salesiano, perché è il continente che raccoglie più adolescenti e giovani e che ha maggior bisogno di attualizzazione e di messa in pratica del Sistema Preventivo, dove la manifestazione dell'amore di Dio è più indispensabile: il continente digitale, in cui convivono allo stesso modo ricchi e poveri, credenti e agnostici. Ripeto quanto detto prima: c'è bisogno di un salesiano formato integralmente, di una pastorale che parta dalle necessità e dalle situazioni degli ultimi, di un salesiano che, con rinnovato ardore missionario, non confonda opere con missione, di un salesiano comunicatore con profondità spirituale, testimone di Dio tra i giovani dell'era digitale.

D'altra parte una nuova mentalità e un apporto fresco e aperto lo hanno offerto i laici impegnati nella missione salesiana attraverso la comunicazione. Il CG24 ha messo in chiaro che «i salesiani consacrati e i laici condividiamo lo stesso spirito e la stessa missione». Si tratta di una realtà arricchente nel settore della comunicazione. Ci sono sempre più Delegati e Delegate ispettoriali per la comunicazione, sempre più laici e laiche specializzati ed esperti nelle équipe ispettoriali e nella stessa Consulta Mondiale di Comunicazione. Per la revisione del SSCS il loro apporto è stato più che tecnico: si è trattato di un contributo di carattere ecclesiologico e carismatico, continuando così la dinamica nata a Valdocco a favore dell'evangelizzazione-educazione dei giovani più bisognosi. Consacrati e laici abbiamo molto da offrirci e tanto da imparare gli uni dagli altri, ma sempre a favore dell'evangelizzazione-educazione dei giovani che vivono all'interno di una nuova realtà e hanno dunque bisogno di nuovi testimoni e nuovi apostoli che li accompagnino nel discernimento della loro vocazione. Molto significativo che nell'anno 2010 l'Episcopato italiano abbia celebrato un incontro dal tema «Testimoni digitali». La realtà digitale e la nuova evangelizzazione sono novità e filo conduttore nel documento. Don Bosco, in ciò, continua ad essere nostro padre e ispiratore.

Questo documento presenta criteri globali unificanti che richiedono riflessione e applicazione locale. L'unità del carisma rispetta l'applicazione dei principi e la diversità di livelli e ritmi dovuti a storia, cultura e possibilità. Lo studio, l'applicazione del documento, poiché hanno come centro e spinta il carisma, la missione e i destinatari in un'era nuova, spettano in primo luogo all'Ispettore e al suo Consiglio, e senz'altro al loro Delegato di Comunicazione con la sua équipe. Non sarebbero ammissibili, per quanto detto sopra, né l'assenza della dimensione della comunicazione nell'Ispettoria, né la mancanza in essa di un animatore o una animatrice, salesiano o laico, che aiuti a disporre ognuno nel nuovo continente dei giovani, assicurando fedeltà a Dio, a Don Bosco e ai destinatari. Non sarebbe ammissibile neppure l'assenza o una considerazione minima della comunicazione nel POI o nel PEPS. Per questo è fondamentale che ci sia un delegato o delegata che funga da “anima”, che dia vita e dinamicità a un corpo sociale e fraterno di servizio come è l'Ispettoria. Si tratta di portare avanti, insieme agli altri settori e opere, la stessa missione dalla necessaria prospettiva della comunicazione. Ci uniscono grandi e validi principi, così come la loro intelligente e appassionata dedizione in ogni Ispettoria a favore della missione. Finalmente indico che volutamente abbiamo messo a fuoco e vogliamo applicare il SSCS come “ecosistema”, come una realtà dinamica, armoniosa, coinvolgente e flessibile, che facilita uno sviluppo equilibrato e solidale tendente a una finalità. Don Bosco è stato creatore di ambienti evangelizzatori-educativi, perché era capace di inventare spazi armoniosi, relazioni equilibrate e un grande desiderio di trascendenza. Ciò è evidente nella sua idea ed esperienza di oratorio e di cortile. Ogni ambiente invitava, attraverso il tipo di relazioni, di proposta di valori, di sistemazione degli spazi, di protagonismo gioioso dei soggetti, all'espansione e al senso della vita. I soggetti, educatori ed educandi, potevano sentire, ascoltare, esprimersi, gustare, toccare in ogni momento e luogo ciò che ad essi si proponeva, rimanendo liberi di decidere. La casa dove amare ed essere amati come in famiglia, il cortile dove gioire e diffondere la vita con gli amici, la scuola dove educare la mente per essere produttivi e costruttori di una società giusta, la parrocchia dove celebrare Dio come fine ultimo della vita, sono la miglior espressione di un ecosistema dove le persone comunicano più per quello che sono che per quello che dicono. Con ciò si ribadisce una volta ancora la sinergia di settori a favore della missione salesiana.

Rinnovo il ringraziamento a quanti hanno partecipato all'attualizzazione del SSCS e a quanti, studiandolo, sapranno valorizzarlo e applicarlo nelle loro Ispettorie.

Fraternamente in Don Bosco,
Don Filiberto González Plasencia sdb
Consigliere Generale per la CS

Nell'MATERIALE RISERVATO è possibile scaricare tutto il documento SSCS: Sistema Salesiano di Comunicazione Sociale.

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