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Be a mission
L’8 e il 9 novembre, a Torino-Valdocco, più di cento giovani provenienti da tutti i territori salesiani italiani si sono incontrati per celebrare i 150 anni dalla Prima spedizione missionaria. Anche noi, giovani dell'animazione missionaria del Movimento Giovanile Salesiano Italia Meridionale, abbiamo avuto la gioia di partecipare a questa grande festa: il “Be a Mission”.
Sono stati due giorni intensi, colmi di incontri, sorrisi, riflessioni e gratitudine. Ognuno di noi ha potuto confrontarsi con altri giovani che, come noi, hanno vissuto esperienze missionarie nel periodo estivo o coltivano nel cuore il desiderio di partire. Abbiamo conosciuto più da vicino il sogno missionario di don Bosco, immergendoci nella sua storia e nel suo spirito, per riscoprire che la missione non è solo un luogo lontano, ma un modo di vivere, ogni giorno.
L’evento, organizzato e animato da giovani, Salesiani e Figlie di Maria Ausiliatrice provenienti da ogni parte d’Italia, è stato un esempio concreto di comunione.
Il sabato pomeriggio si è aperto con una calorosa accoglienza e con un video che ci ha introdotto alla prima parola chiave del “Be a Mission”: ringraziare. Poi, guidati dai volontari del posto, abbiamo camminato tra i luoghi simbolo di Valdocco: le storiche camerette di don Bosco, la tipografia, il museo etnografico, la Basilica di Maria Ausiliatrice; scoprendoli con uno sguardo nuovo, quello missionario.
Il pomeriggio ha raggiunto il suo momento più toccante con la testimonianza di don Jorge Crisafulli, Consigliere generale della Congregazione salesiana per il settore delle missioni. Le sue parole, semplici e profonde, hanno toccato i nostri cuori: “Servire i poveri è nobile, ma farsi uno di loro è ciò che conta davvero.” Attraverso il racconto della sua esperienza in Sierra Leone, ci ha invitati a interrogarci su cosa significhi oggi essere missionari, su dove e come Dio ci chiama a donarci. Queste riflessioni hanno accompagnato anche i momenti di condivisione nei gruppi, in cui ognuno ha potuto esprimere un impegno personale, scritto simbolicamente su un pezzo di stoffa: segno di un sì che continua.
La giornata si è poi accesa di colori e musica nella festa missionaria, tra canti, balli e giochi dal mondo. A concludere, un momento di preghiera semplice nella Basilica, con la buonanotte di Madre Chiara, che ci ha ricordato che ogni missione nasce e si nutre della relazione con Gesù.
La domenica si è aperta con nuove testimonianze: giovani provenienti da tutta Italia hanno condiviso le loro esperienze missionarie estive, raccontate nella forma originale della “living library”. Attraverso le loro storie abbiamo viaggiato idealmente tra Africa, America Latina, Asia e le periferie d’Italia, scoprendo che la missione è viva ovunque c’è un cuore che si dona.
Abbiamo poi incontrato alcuni giovani salesiani in partenza per la missione, inviati dal Rettor Maggiore. Le loro parole, intrise di emozione, sogni e paure, ci hanno fatto comprendere che la missione non è un privilegio per pochi, ma una chiamata che interpella ciascuno nel proprio quotidiano. A chiudere l’incontro, ci è stata consegnata una carta con una domanda: “…E io, quale carta mi gioco per essere missionario nella mia vita di ogni giorno?”
Siamo tornati a casa con il cuore pieno di gratitudine e di sogni. Il “Be a Mission" non è stato solo un evento, ma un incontro che ci ha trasformati, facendoci sentire parte di una storia che continua da 150 anni. Abbiamo capito che la missione non inizia con un biglietto di partenza, ma con un “sì” pronunciato nel quotidiano: nella scuola, in famiglia, tra gli amici, nei luoghi dove viviamo e amiamo.
Don Bosco aveva sognato giovani capaci di accendere il mondo con la fiamma della speranza. Oggi, quel sogno continua a vivere in noi, nei nostri gesti semplici, nei nostri “eccomi” fragili ma sinceri. E così ripartiamo, con la consapevolezza che ogni passo, ogni sorriso, ogni dono di sé è missione. E che, in fondo, la nostra vita è il campo più bello dove Dio ci chiama a seminare amore.
Maria Dimauro

