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Una catena di ricordi
I giorni che ci si parano davanti, oltre che vederci impegnati nell’educare i nostri ragazzi e le comunità a noi affidate al desiderio del Paradiso, alla gestione del lutto alla coltivazione della memoria di quanti hanno fatto loro del bene, apriranno nel nostro animo spazi di nostalgia e di gratitudine. Nella galleria di volti che si spalancherà nella nostra mente e nel nostro cuore, dopo i visi e le storie di quanti ci sono stati cari in virtù del sangue e dell’amicizia, di certo compariranno le sembianze di confratelli che abbiamo incrociato e ci sono diventati particolarmente cari.
Mi sembra una bella intuizione quella che ci potrebbe vedere impegnati a condividere questa grata pinacoteca che ci darebbe la possibilità di realizzare quanto ci ricorda l’articolo 54 delle Costituzioni: "Il ricordo dei confratelli defunti unisce nella «carità che non passa» coloro che sono ancora pellegrini con quelli che già riposano in Cristo".
Colloco io i primi tre quadri: quasi delle istantanee di confratelli, certo una scelta ardua ma che si posa innanzitutto sul volto ilare di don Natale di Nanni (1922-2004) un’autentica incarnazione dello spirito salesiano: un cuore di pastore modellato sullo stampo della mitezza di Gesù alimentata da un’unione con Dio che ne faceva un autentico contemplativo nell’azione. Un testimone di quel senso di Chiesa che ha comunicato a quanti l’hanno conosciuto. Una vita spesa nella predilezione per i giovani per i quali ha offerto le sue doti migliori e la sua stessa salute. La sua singolare risata esprimeva l’ottimismo e la gioia che l’hanno sostenuto tenacemente nel suo stile di azione in cui si coniugavano lavoro e temperanza facendogli trovare soluzioni nuove a nuove situazioni pastorali. Quando tagliò il traguardo del cinquantesimo anniversario di ordinazione presbiterale chiese ancora la grazia di diventare sempre più uomo, sempre più cristiano, sempre più prete. Fu esaudito!
Con Don Quirico Terruli (1922-2003) ho convissuto per meno di un anno, eppure resta il modello a cui mi piacerebbe ispirarmi per vivere la mia vecchiaia. Solare, propositivo, allegro, innamorato della vita e del santo e fedele popolo di Dio. Fieramente legato alla sua terra di origine. Mi rimangono impresse la sua curiosità teologica e la sua capacità di riempire sporte di alimenti per i suoi poveri. La sua vena poetica e la libertà di dire le cose sempre incoraggiando e mai trasformarsi in un cantore die bei tempi andati.
Ci sono confratelli che conosciuti in età avanzata non fanno emergere tutta la ricchezza della loro esperienza ma che hanno lasciato un segno pur senza volerlo. È, per me, il caso del signor Carlo Paronzini (1911-2004). Un confratello del quale non so molto, con lui avrò scambiato solo qualche battuta fugace. Ma la sua eleganza, la sua cortesia, in una parola la sua signorilità rivelava una vita interiore bella, profonda non ostentata e che di certo merita di essere presentata.
Questi tre confratelli hanno tre caratteristiche in comune: non sono stati mai direttori e sono rimasti lungamente nella stessa opera. A conferma che per lasciare in segno non sia necessario essere sulla plancia di comando ma che al contempo l’azione educativa ed evangelizzatrice non si realizza in breve durata.
Ecco l’album di famiglia è solo alla prima pagina a voi, se lo desiderate compilare le prossime.
don Carlo Cassatella