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RMG: L’inculturazione del carisma salesiano
La nuova lettera circolare del Rettor Maggiore, ponendosi in continuità con quella precedente - spiritualità e Missione, Discepoli ed apostoli del Risorto (ACG 410) - sviluppa un aspetto estremamente importante della missione salesiana nella Chiesa: l'inculturazione del carisma salesiano. Un testo denso e ricco.
La lettera, con data 16 agosto 2011, anniversario della nascita di Don Bosco, trae spunto dalla prima ai Corinzi nella quale Paolo dichiara "di essersi fatto servo di tutti volontariamente, per portare alla fede di Cristo il maggior numero di persone". Paolo modello di missionario che "si identifica, in modo totale, con ciascuno dei suoi destinatari, al solo scopo di guadagnarne il maggior numero possibile al suo Signore".
Il carisma salesiano oggi, come in passato, ha bisogno di essere impiantato con fedeltà e creatività. "la sfida è oggi molto più impegnativa, trovandoci presenti in tutti i continenti e a contatto con le più diverse culture". - scrive il Rettor Maggiore. "La missione salesiana sarà significativa ed efficace, ed avrà perciò futuro, se riuscirà a presentarsi allo stesso tempo fedele a se stessa ma anche 'a casa sua' nell'ambito culturale in cui si svolge, vale a dire se Don Bosco saprà assumere, grazie ai suoi figli, il volto proprio di ogni cultura che lo accoglie".
La lettera, ricca di citazioni bibliche, del Magistero della Chiesa e della Congregazione, soprattutto le Costituzioni, si articola in 4 parti.
La prima - Legge di ogni evangelizzazione - attesta e commenta come la missione [pastorale, n.d.r] debba essere adeguatamente un "annuncio 'inculturato' [accomodata praedicatio] della parola rivelata deve continuare ad essere la legge di ogni evangelizzazione", scrive il Rettor Maggiore citando Benedetto XVI.
La Congregazione svolge oggi la propria missione in 132 paesi, ciò comporta, inevitabilmente, il confronto dell'unico carisma con una pluralità di culture. Il "Cambio di paradigmi culturali" è il tema della seconda parte. "Il carisma salesiano è uno, valido per tutti e per ciascuno; ma non può essere vissuto in forma univoca; se non ben radicato nella cultura in cui la comunità svolge la sua missione, non saprà sprigionare le virtualità di salvezza che racchiude, non risulterà significativo nell'oggi della nostra storia, né potrà sussistere nel domani". La globalizzazione, il dialogo interreligioso, la situazione giovanile, il "continente giovanile" da far lievitare sono i "fatti che il Rettor Maggiore presenta e che "meglio identificano il cambiamento in atto e che mettono in discussione la nostra forma di vivere da consacrati educatori e di attuare la nostra missione".
Segue una parte una dedicata alla chiesa primitiva, modello e norma di evangelizzazione inculturata. Alla sintetica descrizione storica, non priva di citazioni neotestamentarie, Don Chávez fa seguire una lettura ermeneutica dell'esperienza della prima comunità cristiana.
Nella quarta parte, dedicata a Don Bosco "missionario", il Rettor Maggiore propone alcuni elementi irrinunciabili per impiantare e sviluppare il carisma salesiano ed essere identificati "con Don Bosco, con le sue non negoziabili opzioni pastorali e con la sua azzeccata metodologia pedagogica".
Il primo elemento è la "pratica gioiosa e fedele [delle Costituzioni], sine glossa, ma confacente ai tempi e luoghi della missione, aperta alla cultura dell'ambiente e dei giovani, una pratica tale che, oltre a assicurarci l'obbedienza alle sue parole e l'assimilazione delle sue scelte, sia l'espressione credibile dello 'stare con lui' e impegno filiale di "fare come lui" per la salvezza dei giovani". Seguono i ricordi speciali che Don Bosco lasciò ai primi missionari l'11 novembre 1875 e poi in varie circostanze ripresi.
Don Chávez conclude precisando come abbia voluto affrontare "il tema della inculturazione dalla prospettiva non tanto del vangelo ma del carisma, ad indicare che in qualsiasi continente (Europa, America, Asia, Africa, Oceania, Digital Continent), in qualsiasi contesto (sociale, politico, culturale e religioso) e tipo di opera (di educazione formale, non formale, informale, primaria, secondaria, universitaria, di evangelizzazione o missione, di promozione sociale) il carisma deve essere inculturato".
Come già detto, questa lettera è densa e ricca; non può essere esaurita con una semplice lettura. Offre molteplici spunti per lo studio e la riflessione personale e comunitaria; i "ricordi speciali", per esempio, possono essere oggetto di una verifica carismatica dell'azione pastorale che ogni comunità e ispettoria salesiana conduce.
Da infoans del 09/09/2011