Harambèe Ispettoriale: l'indimenticabile esperienza di Catania

venerdì 5 giugno 2015
Harambèe Ispettoriale: l'indimenticabile esperienza di Catania

Per il ponte del 2 giugno una trentina di ragazzi, provenienti da varie case salesiane dell’Ispettoria meridionale, si sono ritrovati per partire e affrontare un'avventura in stile salesiano.

L'Harambée aveva come sfondo l'art. 14 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani che al comma 1. recita cosi: “ogni individuo ha il diritto di cercare in altri paesi asilo dalle persecuzioni.”. Aveva come meta Catania, per conoscere la realtà di “Aidone”, struttura di prima accoglienza per i migranti, e di “Piazza Armerina”, struttura di seconda accoglienza dove gli immigrati vivono in appartamenti in maniera abbastanza autonoma.

Il gruppo è partito da Napoli il 31 maggio con un traghetto diretto a Catania. Il ritrovare gli amici, la voglia di conoscere la realtà di Catania e il cuore aperto sono stati i bagagli dei partecipanti.

Il viaggio è stato arricchito da momenti di divertimento, convivialità e preghiera. Tra i momenti di riflessione durante il viaggio, quello più interessante ha sicuramente riguardato la storia di Golap, giovane che dal Bangladesh è giunto in Italia da immigrato ed ora è Volontario presso i Salesiani grazie al Servizio Civile.

Una volta giunto a Catania, il gruppo è stato accolto inizialmente dai responsabili delle strutture di accoglienza. Cinzia e suo marito, da laici, hanno preso il posto delle suore salesiane nell’oratorio di Catania, e quando si sono interrogati sul cosa potevano fare anche per i nostri fratelli migranti hanno deciso di aprire una struttura di accoglienza per donne e minori stranieri. Con il passare del tempo, grazie ai vari progetti e all’equipe di operatori che nel frattempo si era formata, hanno deciso di aprire un secondo centro.

Dopo questa prima introduzione, la parola è passata ai vari operatori dei due diversi centri. Nell’equipe c’erano mediatori legali, insegnanti, psicologi, educatori e mediatori linguistici. A colpire molto è stato il fatto che anche alcuni dei ragazzi, che un tempo erano stati accolti nelle strutture erano diventati mediatori linguistici, soprattutto per i dialetti. Molto toccanti le testimonianze dei giovani immigrati: tra le altre quella di un ragazzino pakistano, arrivato con zio e cugini, scappato dalla sua terra perché i talebani gli avevano imposto di interrompere gli studi per combattere con loro. I suoi genitori hanno cosi preso una delle decisioni più difficili, separarsi dal figlio, sperando per lui un futuro migliore.

La Celebrazione Eucaristica è stata presieduta dall’Ispettore don Pasquale Cristiani che durante l’omelia ha raccomandato di essere buoni seminatori e di avere sempre un cuore attento alle difficoltà altrui, specie degli immigrati. La Messa è stata anche caratterizzata dal conferimento del mandato missionario ad alcuni giovani, attraverso la croce che li accompagnerà quest’estate nelle diverse esperienze estive.

Dopo il pranzo tipicamente siciliano con arancini ed altre prelibatezze catanesi, si sono svolti i Workshop in cui i ragazzi sono stati coinvolti a riflettere ulteriormente su varie tematiche legate all’immigrazione.

Unanime la riflessione dei ragazzi: “La nostra forza viene dalla fortuna di aver trovato persone con le quali poter condividere sogni simili, che sono spinte da motivazioni simili a vivere la nostra cristianità in maniera missionaria, proprio cosi come il vangelo ci dice di fare”. Quest’Harambée è stata una esperienza che ha portato nuove spinte motivazionali, che ha acceso nuove vie, che fatto nascere nuovi sogni.

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