Il sogno che fa sognare

mercoledì 3 gennaio 2024
Il sogno che fa sognare

Durante il mio servizio come Rettor Maggiore - scrive il Card. Don Ángel Fernández Artime come incipit al documento della Strenna 2024 - ho potuto constatare che la Strenna è uno dei doni più belli che don Bosco e i suoi successori offrono ogni anno a tutta la Famiglia Salesiana. Essa è un aiuto a camminare insieme e raggiunge in modo capillare i luoghi più lontani e, allo stesso tempo, lascia alle singole realtà la libertà di accogliere, integrare, valorizzare quanto proposto per il cammino proprio delle singole comunità educative pastorali.

In questo 2024 celebreremo il secondo centenario del sogno-visione avuto da Giovannino tra i nove e dieci anni nella casetta dei Becchi nel 1824: il sogno dei nove anni.

Ritengo che la ricorrenza bicentenaria del sogno che condizionò tutto il modo di vivere e di pensare di don Bosco. E in particolare, il modo di sentire la presenza di Dio nella vita di ciascuno e nella storia del mondo, meriti di essere messo al centro della Strenna, che guiderà l’anno educativo pastorale di tutta la Famiglia Salesiana. Esso potrà essere ripreso e approfondito nella missione evangelizzatrice, negli interventi educativi e nelle azioni di promozione sociale che in ogni parte del mondo fanno capo ai gruppi della nostra Famiglia, che trova in Don Bosco il padre ispiratore.

«Vorrei qui richiamare il “sogno dei nove anni”. Mi sembra infatti che questa pagina autobiografica offra una presentazione semplice, ma al tempo stesso profetica, dello spirito e della missione di Don Bosco. In esso viene definito il campo di azione che gli viene affidato: i giovani; viene indicato l’obiettivo della sua azione apostolica: farli crescere come persone attraverso l’educazione; viene offerto il metodo educativo che risulterà efficace: il Sistema Preventivo; viene presentato l’orizzonte in cui si muove tutto il suo e nostro operare: il disegno meraviglioso di Dio, che prima di tutti e più di ogni altro, ama i giovani». Così scriveva don Pascual Chávez Villanueva, Rettor Maggiore emerito, a conclusione del commento alla Strenna 2012, offerta alla Famiglia Salesiana per il primo anno del triennio in preparazione al bicentenario (anno 2015) della nascita di don Bosco.

Tale testo rappresenta una bella sintesi che presenta l’essenza di ciò che il sogno dei nove anni è nella sua semplicità e profezia, nel suo valore carismatico ed educativo. È un sogno emblematico che, lungo quest’anno, cercheremo di avvicinare ancor più al cuore e alla vita di tutta la Famiglia di Don Bosco. È un sogno, un famosissimo sogno-visione che sarebbe diventato e tuttora costituisce un pilastro importante, quasi un mito fondativo, nell’immaginifico della Famiglia salesiana, che, certamente, richiede una contestualizzazione e un’attenzione critica – cosa che Don Bosco stesso fece e che i nostri esperti di storia salesiana hanno compiuto - per poterne offrire una lettura e dare un’interpretazione attuale, vitale ed esistenziale. Indubbiamente è un sogno che Don Bosco ha conservato nella mente e nel cuore per tutta la vita, come lui stesso dichiara: «A quell’età ho fatto un sogno, che mi rimase profondamente impresso nella mente per tutta la vita». Si tratta quindi di un sogno che è stato presente in lui e in tutto il cammino della Congregazione Salesiana fino ad oggi e che indubbiamente raggiunge l’intera nostra Famiglia Salesiana.

Nelle parole di don Rinaldi, riferite in occasione del primo centenario del sogno, leggiamo: «Il suo contenuto infatti è di tanta importanza che, in questa centenaria ricorrenza, dobbiamo farci uno stretto dovere di approfondirlo con più assidua meditazione in ogni suo particolare, e di metterne con generosità in pratica gli ammaestramenti, se vogliamo meritarci il nome di veri figli di Don Bosco e perfetti Salesiani». Stiamo vivendo con intensità l’evento straordinario di questo secondo centenario che avrà senza dubbio molte manifestazioni in tutto il mondo salesiano. L’espressione di tutto questo raggiunga il momento più celebrativo, festoso e anche più profondo nella revisione speranzosa della nostra vita, facendo proposte coraggiose ai giovani per aiutarli a sognare “in grande”, certi della presenza del Signore Gesù e “mano nella mano” con la Maestra, la Signora nostra Madre.

 

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