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VEGLIA DON BOSCO 2021
“Per un anno stra-ordinario, una veglia straordinaria”
Gennaio. Primo mese dell’anno. Mese freddo e apparentemente interminabile. Mese di ripresa delle attività, mese di studio. Mese ricco di entusiasmo per i nuovi propositi e di insoddisfazione per quelli andati in fumo dell’anno precedente. Eppure, se chiedi ad un salesiano cosa rappresenti per lui questo mese, ti risponderà, senza neanche pensarci più di tanto, che è il mese di Don Bosco.
Solitamente ogni anno, di questo periodo, ogni realtà salesiana è affaccendata nell’organizzazione di giochi, ritiri e incontri in vista del giorno in cui celebriamo il nostro caro Giò Bosco: il 31 Gennaio. Solitamente ogni anno, ciascuna regione organizza, nei giorni che precedono la festa, un momento di preghiera in cui tutte le realtà vivono e condividono la gioia dell’essere salesiani. Ma cosa c’è di “solito” in quest’anno o in quello che abbiamo appena salutato? Assolutamente nulla. Tutti abbiamo vissuto tempi difficili, in cui la paura, la tristezza e la rabbia c’hanno appesantito il cuore e annebbiato la mente. Ci sentivamo incapaci e impotenti di fronte a qualcosa di totalmente nuovo, inaspettato che ha rivoluzionato la nostra vita. Ci siamo dovuti reinventare; abbiamo dovuto riorganizzare i nostri spazi; abbiamo iniziato a pensare in modo nuovo le nostre attività perché di una cosa eravamo sicuri: questa pandemia che ci ha rinchiuso nelle nostre case ma non ci ha impedito di sentirci vicini, anche se distanti.
Così, con questo spirito, è nata l’idea di creare, in quest’anno stra-ordinario, qualcosa di altrettanto fuori dall’ordinario: una veglia di preghiera ispettoriale. Si, avete capito bene; una veglia pensata e plasmata da tutti i delegati e le delegate del Movimento Giovanile Salesiano dell’Italia Meridionale. Abbiamo voluto trasformare i tanti impedimenti che questa pandemia ci ha posto in un’opportunità per vivere in maniera ancora più accorata il carisma salesiano. Il titolo, dunque, Vicino o lontano penso sempre a voi non è assolutamente casuale. Certo, non è stato facile mettere insieme le idee di circa settanta ragazzi, trovare un punto di incontro tra le diverse esigenze, coordinare le azioni, mescolare gli intenti. Eppure, quello che ne è venuto fuori è qualcosa di inestimabile. La ricchezza di un simile lavoro sta’ proprio nel fatto di non essere più in grado di distinguere, alla fine, ciò che ha fatto l’uno o l’altro semplicemente perché non c’è più un io o tu ma solo un noi. Partendo dalla Lettera da Roma del 1884, che descriveva l’oratorio di allora come un cortile vuoto, privo del moto e dell’allegria che lo caratterizzavano un tempo, abbiamo riflettuto sulle condizioni attuali dei nostri cortili, non poi così diverse da allora. Quindi, non abbiamo fatto altro che esaudire il desiderio espresso da Don Bosco nelle ultime righe di quella lettera: far sì che tornassero i giorni felici dell’Oratorio primitivo. Come? Unendoci nella preghiera, accomunati dall’unico carisma salesiano, distanti solo fisicamente.
Roberta Colaci